MAX ERNST – opere grafiche
09 Febbraio – 09 Marzo 2008
CASA DEL PALLADIO – Corso Palladio
Orari: 10.30-13.00/15.00-19.00 ingresso libero.
Informazioni: Assessorato alla Cultura Tel. 0444.222114 Mail. uffmostre@comune.vicenza.it

Il Comune di Vicenza, in collaborazione con la Regione Veneto e la galleria Arte Sgarro e MV Eventi, presenta la mostra “Max Ernst: opere grafiche”, che si terrà alla Casa del Palladio e sarà aperta al pubblico da domani,   9 febbraio, al 9 marzo 2008.
La mostra avrà l’intento di illustrare una delle personalità più significative del panorama artistico internazionale, attraverso un percorso di circa venti opere grafiche (acquetinte, acqueforti, linoleumgrafie, puntasecca) facenti parte di una grande collezione esposta nel 1997 al Museo Brasileiro da Escultura Marilisa Rathsam di San Paolo nel Brasile e pubblicate nel catalogo Spies/Leppien del 1975.
Le opere in   mostra alla Casa del Palladio percorrono l’intero ciclo artistico di Max Ernst, dal 1911 al 1970 circa.
Artista del manifesto surrealista redatto da Andrè Breton nel 1924, Max Ernst viene descritto come colui nel quale l’illogica scava nel profondo dell’animo umano.
Nato nel 1891, Ernst, dopo aver studiato filosofia e storia dell’arte, inizia a disegnare scoprendo la sua vocazione per l’arte.
La scoperta di Giorgio De Chirico, la conoscenza di Freud, della psicoanalisi e l’esperienza diretta fatta da studente negli ospedali psichiatrici, contribuiscono in varia misura alla definizione del suo particolare dadaismo che si esprime soprattutto nel collage.

Sperimentando continuamente nuove tecniche del disegno e della pittura, dando libero sfogo al suo profondo senso dell’irrazionale e del mistero, Max Ernst prosegue nel cammino dell’arte.
Trasferitosi a   Parigi è uno dei cofirmatari del “Manifesto del surrealismo” e partecipa a tutte le esposizioni del movimento.
Erede degli antichi incisori germanici, nel dopoguerra Max Ernst continua la sua produzione con un ritmo molto intenso, sia nei dipinti e nella grafica, che nella scultura.
Grazie a lui, il genio fantastico e crudele dei maestri incisori riemerge nella pittura moderna.
Molti quadri di Max Ernst trasudano furore contro il “kitsch” borghese e l’opprimente ordine teutonico, testimoniando le fonti germaniche della cultura e della ribellione del pittore.

Nel 1954 l’artista, ormai conosciutissimo, vince il primo premio alla Biennale di Venezia grazie anche all’invenzione del frottage una tecnica pittorica che ha come base un comune gioco grafico, che diventa nelle mani dell’artista uno dei più seri esperimenti in arte di tutto il Novecento.
Si tratta di appoggiare il foglio su una superficie ruvida qualunque (legno, foglia, pietra) e strofinare con una matita per far apparire il disegno dalle asperità sottostanti: le nervature della foglia, le venature del legno.
Mentre il gioco procede la mente dell’ artista, proprio come le macchie d’inchiostro usate nei test psicanalitici, vede immagini insolite: animali, oggetti, paesaggi e figure misteriose. Le immagini vengono completate da contorni e qualche dettaglio, in modo che la visione diventi riconoscibile per tutti.
Negli ultimi anni Max Ernst lavorò quasi unicamente con la scultura, ma uno dei suoi ultimi affascinanti capolavori, del 1964, è un omaggio alle scoperte ed ai misteri intravisti nella stagione del surrealismo: “Maximiliana ou l’exercise illegal de l’astronomie”, un libro interamente composto di segni astratti che simulano linee di scrittura e sequenze di immagini,
Max Ernst muore a Parigi il primo aprile del 1976.

“Max Ernst opere grafiche” è un omaggio che il Comune di Vicenza rende ad un grande genio, ad uno dei pittori tedeschi più originali ed innovativi del ‘900 definito da Man Ray come colui che “Ha ficcato un dito nell’occhio della storia e ha dato un calcio nel sedere alla pittura”.
Difficile, infatti, riassumere meglio ed in una sola battuta la vita e il lavoro di un artista che ha scosso le certezze di una stanca arte d’inizio secolo, non solo attraverso la revisione delle modalità poetiche della produzione artistica, ma anche con il superamento delle tecniche pittoriche della tradizione.