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La mostra.

L’esperienza del mondo esprime, fin dai tempi più remoti, la visione dell’uomo nei confronti di un Paradiso terrestre incontaminato, insegnando a vivere il nostro pianeta come luogo di immaginario collettivo di un sogno rivolto verso la perfezione e l’infinito. Natura filtrata dal sapiente occhio di artisti che interpretano sensazioni emotive e visive con realistiche rappresentazioni di ciò che li circonda, volgendo lo sguardo una volta al cielo, una volta alla terra. Rappresentazioni a volte realistiche, a volte concettuali che portano il visitatore ad una più profonda riflessione sul concetto di “visione” intuendo che i termini paesaggio e natura indicano, dalle parole di Gerardo Mosquera, “sia la percezione di un determinato luogo, sia la sua rappresentazione”, rendendo quindi inseparabili la visione oggettiva della natura con il filtro intimo e mentale dell’emozione umana. Emozione che diventa pittura e soggettività percettiva, pretesto per il rinnovamento stilistico, e denuncia verso un progresso che porta ad un impoverimento costante delle risorse naturali spostando diametralmente il concetto di bello che il mondo ci offre. Natura!, nell’opera realista e consapevole dell’amore che il frutto divino ci ha donato; Natura?, nella ricerca artistica ed interpretativa di occhi sognanti che si traducono in pittura dall’aggressione alla tela, come nel caso di Mario Schifano, o i ricami di installazioni che intensificano il dialogo tra invasione dello spazio e messaggio culturale. La mostra “Natura! Natura?: paesaggio italiano dalla realtà alla fantasia”, è un lungo excursus di artisti impegnati nella rappresentazione dello stretto rapporto tra uomo e natura, dialogando con viste mozzafiato e gli abitanti ad esse legati, trasformazioni del territorio e l’esaltazione del concetto di pittoresco nella stesura dell’opera. La mostra non è un viaggio nella storia dell’Arte contemporanea, ma vuole individuare le sostanziali differenze che si riscontrano a partire dal novecento nelle opere degli artisti esposti (Music, Virgilio Guidi, Alberto Sughi, Mario Schifano, Giorgio de Chirico, Giovanni Frangi, Umberto Lilloni, Piero Gilardi, Michele Cascella, Giuseppe Migneco, Carlo Mattioli, Ugo Nespolo, Gianni Dova, Manlio Onorato, Antonio Pedretti, Franco Fontana, Renato Mambor, Alberto Lanzaretti, Gino Lazzarin, Salvo, Manuela Bedeschi, Mimmo Germanà, ecc), dove la ricerca è legata alla fantasia e all’interpretazione, al concetto di pittoresco e alle dinamiche dovute alla scoperta di nuovi materiali. La pittura si trasforma con il pensiero dell’artista, si evolve legandosi all’intuizione e alle idee e non più ad un dato oggettivo di documentazione. D’altra parte, come lo stesso Francesco Bonami affermava nel suo libro Lo potevo fare anch’io “una volta la tecnica e il mestiere contavano più delle idee, ma proprio le idee nuove e più scomode sono quelle che permettono a una società di non invecchiare”.

L’Arte è il potere di umanizzare la Natura

“L’Arte è il potere di umanizzare la Natura, di infondere i pensieri e le passioni dell’uomo in tutto ciò che è l’oggetto della sua contemplazione”. Samuel Taylor Coleridge.La ricerca artistica del Primo Novecento Italiano porta con sé il retaggio culturale della generazione precedente, muovendo i primi passi sulla scorta della lezione Impressionista, Simbolista ed Espressionista, ma ampliandole. Non è più necessario svolgere il compito di documentare la realtà circostante, l’obiettivo fotografico ha sostituito il pennello del pittore lasciandolo libero di esplorare il mondo con occhio nuovo. Il colore è l’elemento primario per esprimere la propria sensibilità, a cui sempre più occorre dar voce, un bisogno che non può più essere represso e che aggredisce la tela, a seconda dei casi, con consistenze materiche, eteree o vibranti: la tecnica artistica risulta essere legata indissolubilmente allo stato d’animo del pittore, la linea può essere dura, decisa o può non esserci affatto. La prospettiva, se presente, conferisce alla Natura un senso di mistero impenetrabile, un’inquietudine esistenziale che assume valenze surreali, metafisiche, in una sospensione temporale infinita dai tratti sempre più effimeri e quasi destinati a sparire nell’evanescenza della percezione visiva. L’Universo è reinterpretato dalla sensibilità dell’individuo che ancora lo accetta con le sue leggi, ma che tra non molto stravolgerà con nuovi codici linguistici. Iniziano a ravvedersi degli iniziali processi di astrazione che portano la composizione in primo piano, annullano lo spazio quasi a sottolinearne il naturale limite del quadro con la sua bidimensionalità. Parallelamente l’artista matura un impegno sociale e politico che si traduce in un ritorno del realismo con l’obiettivo della denuncia sociale e il desiderio di far arrivare il proprio messaggio anche ai ceti popolari, il cosiddetto Quarto Stato. Sono anni segnati profondamente dalle guerre, i cittadini ne portano ancora le cicatrici e il Paesaggio italiano, colpito duramente non può che rispecchiare un disagio sociale che l’artista non può ignorare.

L’aria che si vede nei quadri non è respirabile

“La pittura è innanzitutto un prodotto dell’immaginazione, non deve mai essere una copia. L’aria che si vede nei quadri non è respirabile.” Lo sosteneva Edgar Degas, prefigurandoquanto sarebbe avvenuto decenni successivi. Negazione della mimesi, ripudio della gabbia prospettica, abbandono del razionalismo analitico, rinnegamento di una realtà intesa come mera documentazione del visibile: è l’urlo che lanciano i grandi maestri del secondo Novecento che aprono le porte ad una nuova stagione artistica ricca di cambiamenti. Dopo secoli di estenuante rincorsa e perfezionamento di una pittura fatta ad immagine e somiglianza del reale, la quale trova il suo apice nell’avvento della fotografia, la parabola non poteva che avere un’inevitabile inversione di rotta. Il linguaggio pittorico cambia e si pone al servizio della Fantasia, la Natura rappresentata è travolta dalle emozioni di cui l’artista è in balìa in quel momento, la realtà del quotidiano viene estrapolata dal suo usuale contesto e conferita di un nuovo valore estetico, il Paesaggio diventa tela su cui si riversano i propri stati d’animo, le atmosfere sono irreali, trasognate, stranianti: aprono le porte ad un mondo a noi sconosciuto, misterioso ed interpretativo. Si abbandona la concretezza del linguaggio figurativo e si scopre l’astrazione, l’icona, l’essenzialità. E’ un avvicendarsi continuo di diversi movimenti artistici guidati ognuno dalla propria personale visione del mondo che hanno l’obiettivo di ‘ricostruire l’universo’ secondo nuove leggi. Gli artisti sono sempre più attenti alla tecnologia corrente, mutano con il mutare di essa: lo spazio è vissuto diversamente, si contrae, si annulla, si appiattisce. Le vecchie leggi prospettiche sono scardinate e se qualcuno guarda ancora verso esse è in realtà per ribaltarle ottenendo un effetto destabilizzante. I titoli delle opere diventano chiavi di lettura per comprenderle, oggetti reali vengono introdotti nella superficie pittorica se non addirittura elevati essi stessi a opere d’arte. Il messaggio dell’artista acquisisce sempre più valore e il Paesaggio naturale, fantastico e urbano è la cassa di risonanza che permette la sua diffusione.

La vita ha sempre ragione

“La vita ha sempre ragione” diceva Filippo Tommaso Marinetti. Occorre acuire la propria sensibilità nell’intento di ampliare i campi e le modalità del contatto con la realtà. L’approccio all’arte degli artisti contemporanei è in continua evoluzione e si confronta con un tempo sempre più legato al divenire, grazie all’installazione e al site-specific. Già Marinetti, grande precursore delle tendenze artistiche a venire, ad inizio Novecento aveva intuito come l’arte non dovesse solo puntare sulla vista, ma coinvolgere sistematicamente lo spettatore a livello sensoriale. L’arte inizia ad invadere prepotentemente lo spazio attraverso installazioni, videoarte, performance, scuotendo la sensibilità del visitatore, coinvolgendolo e facendolo sentire partecipe dell’atto artistico. Attraverso l’opera lo spettatore è catapultato all’interno di questa realtà e ne è protagonista. La stessa idea della tavolozza del pittore si è evoluta in linea con le ricerche degli anni quaranta, portando ad estrema sintesi lo studio dei materiali e l’utilizzo della luce: spazio e realtà ora dialogano con la fantasia e la Natura non è più contemplata e rappresentata, ma anche vissuta, ricreata, reinterpretata. A differenza di Picasso, per cui ogni nuova generazione di artisti negava il lavoro di quelle precedenti, gli artisti contemporanei si tuffano nella storia dell’arte e prendono possesso delle dinamiche e delle tecniche espressive già centro dell’indagine propria del novecento. L’artista è ora in grado di plasmare le tecniche espressive del passato in relazione alle proprie necessità volgendo lo sguardo al passato per realizzare un’opera nel presente che ha l’ambizione di guardare al futuro, in un rinnovamento degli intenti che porta alla grafica digitale, alla digital art e all’arte multimediale, mescolando sapientemente le tecniche espressive con le moderne tecnologie ed una comunicazione sempre più globale.

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