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Aperto il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00 con ultimo accesso alle 18.00. Chiuso il 25 dicembre 2018 e il 1° gennaio 2019.

 

“La follia è solo una maggiore acutezza dei sensi”
Alda Merini

 

La mostra.

Furere, dal latino, essere folli.
“Furere: tra follia e onirico” vuole essere un’indagine sulla follia nel contesto dell’espressione artistica, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Peschiera del Garda, in collaborazione con MV Eventi di Vicenza. L’esposizione resterà aperta al pubblico – a ingresso libero e gratuito – dall’8 dicembre 2018 al 20 gennaio 2019 presso le sale della Palazzina Storica di Parco Catullo.
Il progetto, curato da Matteo Vanzan, sarà l’occasione per rileggere alcuni Maestri del Novecento e artisti emergenti in un contesto e in una riflessione più ampia, finalizzata a indagare come l’inconscio possa diventare autentico e determinante protagonista nella creazione artistica di un uomo.

“È ormai tradizione consolidata rendere omaggio al periodo delle Festività Natalizie, offrendo ai cittadini e ai visitatori anche la possibilità di intrattenersi a Peschiera gustando un po’ di arte e cultura”, afferma l’assessore Elisa Ciminelli”. L’esposizione, infatti, resterà aperta durante tutti i fine settimana del periodo natalizio, e oltre, a ingresso libero e gratuito. Con questa mostra prosegue la collaborazione tra MV Eventi e il Comune di Peschiera, una sinergia ormai consolidata che mira a innalzare il livello artistico e culturale del turismo arilicense e della nostra stessa cittadina. Un obiettivo, questo, che stiamo perseguendo con visibile successo”.

“Furere” sarà un viaggio attraverso l’inconscio che prevede oltre trenta opere in esposizione, ma anche citazioni, gigantografie e video documentari. Lo scopo che si pone la mostra è quello di capire se l’arte può diventare strumento per esprimere, senza condizioni, uno stato della mente. Emblematico fu infatti l’esperimento condotto nel 1956 presso il Manicomio di San Giacomo della Tomba dal medico Mario Marini che dimostrò, attraverso la libera espressione pittorica dei pazienti, come “la natura avesse voluto fare un grande esperimento mettendo a nudo, sul tavolo anatomico, quelle strutture dell’inconscio che diversamente sarebbero rimaste occulte” (Vittorino Andreoli, Un secolo di follia, Rizzoli).
Marini, che abolì ogni sorta di influenza o condizionamento nella loro libera espressione artistica, in soli sette mesi raccolse una produzione che servì per un’esposizione di quaranta opere a Verona, inaugurata il 2 novembre 1957.
L’arte diventa quindi un medium che amplifica la realtà, che crea un nuovo “canale mentale” in grado di aprirsi a nuove esperienze, stimoli visivi, reali o evocati dalla memoria, che eccitano il sistema nervoso dell’artista al momento della creazione. Esistono artisti che dipingono ciò che vedono, altri che dipingono ciò che ricordano o che immaginano, creando una sottile linea di demarcazione tra gli “artisti sani che capiamo essere matti solo leggendo le loro opere e invece ci sono creatori folli che riescono a mascherare le loro deviazioni sulla tela, altri ancora che danno libero sfogo al loro tormento”. (Vittorio Sgarbi).
“L’esposizione” conclude il curatore Matteo Vanzan “non si prefigge l’obiettivo di dare risposte, ma porre molti quesiti su come una tematica così profonda e sentita sia interpretabile sotto diverse chiavi di lettura, offrendo spunti per la riflessione personale”.