Questa mostra vuole essere una riflessione contemporanea sulle contestazioni sociali degli anni Sessanta non solo rivolte alla Guerra del Vietnam, ma a tutte le guerre attraverso la poesia delle arti visive. Partendo dalla celebre canzone di John Lennon, che dà il titolo alla mostra, gli artisti selezionati dal curatore sono stati invitati a riflettere sulla condizione di un’arte contemporanea sempre più rivolta alle dinamiche sociali ed antropologiche di un’umanità in perenne conflitto con se stessa. Give peace a chance non vuole essere una mostra sulla guerra, ma su ciò che la guerra rischia di farci perdere. I nostri affetti, l’innocenza delle giovani generazioni, le nostre case sono minacciate da coloro che calpestano dignità, speranza e pace. Questa esposizione vuole utilizzare l’arte visiva, come già fatto da Pablo Picasso in Guernica e da molti altri artisti, per svolgere una riflessione sulla forza di una ricerca artistica in grado di tramutare messaggi stesi sulla superficie della tela in moniti rivolti a tutti noi. Questa mostra consente di mettere in dialogo molti dei materiali archeologici esposti nell’allestimento permanente del museo con le opere contemporanee selezionate, in quanto ci portano attraverso strade e prospettive diverse a riflettere sullo stesso tema, ovvero il carissimo prezzo che una guerra impone, da sempre, ai contendenti in contrapposizione tra loro, in termini di perdita dei rapporti sociali, dei legami, dei propri beni e, da ultimo, della stessa esistenza. Le opere di questi artisti sbarcano a Caorle (Ve) dopo essere state esposte nei più importanti luoghi della cultura nazionali ed internazionali, come Palazzo dei Diamanti di Ferrara, Palazzo delle Esposizioni di Roma, la Galleria d’arte moderna di Torino, il Parlamento europeo, il Castello di Rivara con presenze in Germania, Inghilterra, Cina e Stati Uniti.
INTERPRETAZIONI DELLE OPERE
GUIDO AIROLDI “Heimat”, 2023, installazione site specific, dimensioni variabili La trasformazione alchemica di ciò che è ormai perduto ma che viene ripetutamente recuperato nei lavori di Guido Airoldi (dove il “mondo degli inutilizzati, proprio grazie alla riappropriazione del tessuto urbano, trova una nuova dimensione d’essere”) trasformano l’opera in una terra di nessuno pronta ad ospitare il mondo grazie ad una lavorazione chirurgica del supporto mediante taglierini, squadre, pinzette, colle e solventi. La pace del focolare domestico va protetta in ogni modo conservando l’intimità dei nostri cari come la sacralità di un tempio remoto portatore dei valori della vita.ANGELO ALESSANDRINI “Il sogno”, 2022 olio su tavola Angelo Alessandrini è protagonista di un’indagine quasi antropologica che “trasla verso un realismo sociale di chiave poetico-esistenzialista; come uno specchio rivolto verso di noi le sue opere, siano esse pittura o scultura, ci portano a riflettere sullo stato delle cose mediante le raffinate evoluzioni di una pittura di tocco leggera e sognante”. In quest’opera è l’innocenza ad essere a rischio in una guerra che rischia di spazzare via intere generazioni che rappresentano il nostro futuro. MANUEL BRAVI “Senza titolo”, 2023 fotografia La fotografia di Manuel Bravi ci conduce mano nella mano all’interno della commistione tra arte visiva e danza: corpi in continuo movimento che svelano un’intimità che vuole entrare in stretta connessione con il visitatore. Le pose sono contorte e plasmate in oscillazioni le cui sinergie fanno vibrare l’atmosfera al fine di eliminare qualsivoglia blocco fisico ed emotivo verso un flusso empatico che ci rivela la fragilità dell’animo umano. La nostra integrità è messa in discussione in caso di conflitto ed i nostri corpi fremono di tensione all’ascolto di notizie che possono sconvolgerci. La danza grottesca della guerra è un’autocelebrazione divina e folle che si determina nel giudicare la sopravvivenza altrui. L’umanità sconfitta nella quotidiana somma di numeri, nell’accettazione di una sconsacrazione e profanazione del corpo; la perdita della ragione di una folle danza dispensatrice di morti passo dopo passo, in un ritmo incontrollato e incalzato dalle ombre di intere esistenze cancellate.Abbiamo censurato la cultura, le arti, il gusto dei colori e degli orizzonti, ma soprattutto abbiamo perduto la voglia di costudire il passato, il presente, il futuro e la memoria di molte vite.GABRIELE MAGALINI “Give peace a chance, 2023 olio su tela Realismo concreto e pennellate robuste denotano lo stile di Gabriele Magalini nella cui opera, scelta come locandina della mostra, troviamo scandite le note di una stagione umana che si muove tra sofferenza e serenità, lotta e speranza verso un linguaggio realista in grado di aprire le nostre menti al cospetto dell’intima natura della pace. Quest’opera è un omaggio alla celebre canzone di John Lennon colonna sonora del film “Fragole e Sangue”, un vero e proprio inno alla pace.DANIELE NALIN “Il bosco vietato”, 2023, olio su tela Ironia e polemica sociale sono i capisaldi della ricerca pittorica di Daniele Nalin , capace di catapultarci in “un mondo fantastico, ma traumaticamente presente, ricco di allegorie e di riferimenti al mondo della fiaba che, di rimando, si trasformano in linguaggio etico di profonda istanza realista e sociale”. La natura ed il paesaggio vengono sezionati dalla violenza di un uomo che tutto distrugge senza lo scrupolo di salvaguardare un Pianeta che ci dona la vita.DONATELLA PASIN “Fiore innocente”, 2023 acrilico su tela Il naturalismo astratto è protagonista nelle tele di Donatella Pasin , la cui tavolozza è ricca di pigmenti che “si prefiggono l’obiettivo di trasportarci nell’estasi della vita veicolando le nostre emozioni in un continuo viaggio nell’inconscio”. Nelle opere esposte in mostra troviamo il tributo alla forza della natura: fiori ritratti nel loro nucleo e cuore vibrante per comprendere come tutto l’Universo naturale ambisca alla serenità e alla pace.MAURIZIO TAIOLI“Senza titolo”, 2023 smalto su tela Reale e onirico, storia e mitologia sono infine spunto di riflessione per Maurizio Taioli , il cui “atteggiamento nei confronti dell’opera viene plasmato oltrepassando il limite del quotidiano per ridefinire i linguaggi che fondano diverse esperienze artistiche senza mai banalizzarle in una pura riappropriazione di linguaggi precedenti”. La nostra serenità e spensieratezza vengono meno in caso di conflitto, gli ambienti domestici e la vita di tutti i giorni vengono messi in discussione in funzione di interessi economico-sociali che distruggono la vita di tutti i giorni. GABRIELE BRUCCERI“Senza titolo”, 2023 acquerello su carta Considerato uno dei più interessanti acquerellisti delle ultime generazioni,Gabriele Brucceri propone una dimensione onirica, sogni ed emozioni irrazionali che prendono forma attraverso la frammentazione del tempo e le scomposizioni organiche dei diversi elementi per effetto del colore, della materia e della luce. Anche in questo caso l’artista riflette sul mondo naturale degli abissi, creando un rimando al nostro inconscio e al substrato di violenze psicologiche che un conflitto armato porta con sè. MANUELA BEDESCHI“Mi senti? Ti sento”, 2023 neon, installazione site specific L’artista utilizza nella sua ricerca espressiva il neon, medium che permette alla luce di farsi veicolo concreto della trasmissione del linguaggio visivo, capace di trasportarci in ambientazioni di energia smaterializzata che riflettono su colore, luminosità, segno, forma e significato in una comunicazione fenomenologica poliedrica che conduce l’artista verso un’introspezione che ora investe lo spazio circostante. BEPPE BORELLA “Senza titolo”, 2023 marmo, installazione site specific L’artista migra la propria contemporaneità nella materia fondamentale su cui si è sempre fondata la scultura: il marmo. Come nell’antichità, l’artista bergamasco riesce a far affiorare la forma dall’inesistenza espressiva di un blocco silenzioso ed immobile. Il movimento e l’estetica dello scultore giungono a noi attraverso una materia policroma che racconta i miti del nostro contemporaneo riflettendo su una società ricca di contraddizioni. L’opera in mostra è una rievocazione della celebre foto di Piazza Tienanmen nella quale l’uomo, che ferma i carrarmati, è qui sostituito da un Omino Lego simbolo dell’infanzia, del gioco e dell’innocenza che dobbiamo salvaguardare.ANDREA MENEGHETTI “Afrodite del deserto”, 2023 scultura, ferro e smalto Andrea Meneghetti taglia e seziona opere in perenne trasparenza con la realtà. Non possiamo coglierne il significato senza prendere in considerazione un ambiente spaziale in continuo dialogo con l’opera. Se la mitologia narrata dalle sue Afroditi entra nel nostro contemporaneo lanciando significati e riflessioni decantate con il taglio al laser di lamine di acciaio inossidabile, il peso di irrealtà legato a queste opere si fa portavoce di innumerevoli racconti ricamati attorno ai suoi mille profili. Assistiamo alla perdita delle nostre radici, della nostra storia e delle nostre tradizioni in un viaggio tutto concettuale che lega questo significato alla perdita del mondo antico. “Afrodite del deserto” questo il titolo dell’opera, è un’opera sovversiva: di solito si è abituati a considerare gli uomini del deserto, invece qui è rappresentata una donna del deserto, nuda che afferma se stessa, che è padrona di se stessa. Considerando anche il contesto religioso e culturale.BEATRICE SHERIDAN “Be brave”, 2023 installazione site specific L’opera dell’artista si inserisce nell’installazione, nella performance e nell’arte processuale, come in questo caso. La Sheridan non crea l’opera direttamente, ma fornisce gli strumenti e le informazioni necessarie a realizzarla scegliendo lei stessa l’artista che, in questo caso, è il pubblico stesso e, in particolare, i bambini fino ai 12 anni che sono chiamati a disegnare una loro interpretazione del concetto di mostra.