Manlio Onorato, nato a Castel Morrone nel 1951, ci conduce in una sinfonia lirica attraverso istanze primarie di luci e trasparenze stese in morbide pennellate dissolventi. Una fragranza pittorica stesa lentamente, sapientemente filtrata da anni di sperimentazioni che sfociano nell’astrazione e iniziate con l’estasi della mimesis in un naturalismo di spiccata matrice realista. Nel racconto visivo di Onorato si potrebbe leggere il percorso affine di Piet Mondrian nell’evoluzione di Albero Rosso del 1908 – 1910: dal realismo naturalistico all’astrattismo geometrico dopo sperimentazioni volte a riassumere ai minimi termini il mondo. Similmente Onorato giunge all’essenza di tutto, libera la pittura dal mondo, dalla realtà, dalle connotazioni realistiche concludendo questo fulcro convergente in una fluidità in cui il colore è protagonista della pittura. Ricorda Giorgio Bonomi che l’artista crea “un’atmosfera nebbiosa e indefinita” nella quale la nebbia epidermica è memoria dell’incertezza di chi affronta il lungo viaggio verso una nuova scoperta del sé. L’essenza delle cose viene raccontata con percezioni visive dal colore fulgido ed intenso: l’identità è di nuovo svelata mediante una pittura che si fa riflessiva interrogandosi sui principi fondamentali della sua esistenza. Punto di convergenza può dunque essere la Pittura Analitica dei Maestri italiani Griffa, Guarneri, Masi, Olivieri, Verna migrandola però in un’analisi percettiva della luce in un più ampio concetto di pittura aniconica. Manlio Onorato sembra interrogarci ad ogni pennellata, ad ogni velatura vuol minare e schiudere questo muro di indifferenza che viviamo con noi stessi grazie ad una pittura che si materializza lentamente e progressivamente sembra svanire nell’indeterminatezza della percezione. Per Collovini l’artista “realizza così una composizione sfuggevole perché leggera, aleatoria, instabile, quindi vagante nel suo supporto bidimensionale, dal quale prendono consistenza i diversi punti luminosi”. Certo è che ogni singolo tocco per noi diventa scoperta e comprensione in un continuo inseguirsi e ritrovarsi per approdare, alla fine, sempre nello stesso luogo: la pittura. Anche in questo caso scopriamo un artista non forse famoso ma indubbiamente considerato e presente nel panorama artistico nazionale ed internazionale con mostre alla Casa di Giorgione di Castelfranco Veneto (TV), al Centro Culturale Bertolt Brecht di Milano, alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e ancora in Germania, Turchia, Svizzera e Austria. Manlio Onorato ci mette di fronte ad un mare in tempesta nell’esperienza catartica delle note di The great below dei Nine Inch Nails mentre le pagine languide e piene di vita di Oceano mare scorrono tra le nostre dita perché, come ebbe a ricordare Dino Marangon in un suo scritto, “gli esiti del suo lavoro verranno aprendosi così a sempre nuovi e più vasti orizzonti di significato, a possibili allusioni e ricchezze metaforiche, mentre anche la stessa soggettività dell’artista apparirà sempre più sottilmente coinvolta”.